giovedì 18 maggio 2017

"MI CHIAMO LUCY BARTON" di Elizabeth Strout














p.p        158
ed:        Einaudi
prezzo:  14,88



TRAMA:

Da tre settimane costretta in ospedale per le complicazioni post-operatorie di una banale appendicite, proprio quando il senso di solitudine e isolamento si fanno insostenibili, una donna vede comparire al suo capezzale il viso tanto noto quanto inaspettato della madre, che non incontra da anni. Per arrivare da lei è partita dalla minuscola cittadina rurale di Amgash, nell'Illinois, e con il primo aereo della sua vita ha attraversato le mille miglia che la separano da New York. Alla donna basta sentire quel vezzeggiativo antico, "ciao, Bestiolina", perché ogni tensione le si sciolga in petto. Non vuole altro che continuare ad ascoltare la sua voce, timida ma inderogabile, e chiede alla madre di raccontare, una storia, qualunque storia. E lei, impettita sulla sedia rigida, senza mai dormire né allontanarsi, per cinque giorni racconta: della spocchiosa Kathie Nicely e della sfortunata cugina Harriet, della bella Mississippi Mary, povera come un sorcio in sagrestia. Un flusso di parole che placa e incanta, come una fiaba per bambini, come un pettegolezzo fra amiche. La donna è adulta ormai, ha un marito e due figlie sue. Ma fra quelle lenzuola, accudita da un medico dolente e gentile, accarezzata dalla voce della madre, può tornare a osservare il suo passato dalla prospettiva protetta di un letto d'ospedale. Lì la parola rassicura perché avvolge e nasconde. Ma è il silenzio, nel fiume gelido del non detto, che scorre l'altra storia.



" Ciascuno di voi ha soltanto una storia, scrivete la vostra unica storia in molti modi diversi.
Non state mai a preoccuparvi, per la storia. 
Tanto ne avete una sola."



COMMENTO PERSONALE:


In poco più di 150 pagine, la scrittrice premio Pulitzer con "Olive Kitteridge", racconta il rapporto tra una madre e una figlia interrotto molti anni prima, che si amano nonostante tutto ma che non possono dirselo apertamente, perché non ne sono mai state capaci e perché il non detto, alle volte, è più facile così da offuscare la memoria dai fallimenti e dai segreti.
In questo romanzo ci racconta anche, le storie delle persone che Lucy incontra sul suo cammino, portandola lontana dalla provincia e dalla misera casa dei suoi genitori dove ha trascorso un'infanzia di privazioni.
Un testo che sicuramente mi ha colpito per le numerose chiavi di lettura: dalla famiglia, al dolore, povertà ed emarginazione, sui legami di sangue che uniscono nonostante tutto, alla maternità e alle parole non dette.
E poi c'è una riflessione sul mestiere della scrittura: perché prima di tutto Lucy è una scrittrice, e nel corso del libro ce lo racconta questo talento bellissimo e complicato.



Voto: 4,5 su 5

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